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Haegue Yang si siede sul pavimento di fronte alle sue installazioni.

Museo Migros

A casa nell'alienazione

Haegue Yang è una delle artiste più influenti della sua generazione. Ora le sue famose sculture possono essere ammirate per la prima volta in Svizzera.

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Jörg Marquardt
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Dan Cermak
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Cosa facciamo

L'artista sudcoreana Haegue Yang vive in viaggio. Fa la spola tra gli atelier di Berlino e Seoul, la cattedra di belle arti a Francoforte sul Meno e ­progetti artistici­ in tutto il mondo.

Si dice che non rimanga in un luogo per più di pochi giorni o settimane. Per questo è ancora più presente con la sua arte: con mostre personali alla Biennale di Venezia, alla ­Documenta di Kassel, al Museum of ­Modern Art di New York o al Migros Museum für Gegenwartskunst di Zurigo.


Una costruttrice di ponti

Nata a Seul nel 1971, Yang è una delle «artiste più celebrate della sua generazione» (New York Times). Yasmin Naderi Afshar, co-direttrice del ­Mi­gros Museum für Gegenwartskunst, afferma: «Haegue Yang costruisce ponti tra luoghi geografici, tempi e culture con la sua arte. Nel nostro mondo globalizzato ma anche vario, la sua attenzione a ciò che abbiamo in comune e che ci unisce invia un segnale positivo. Ecco perché è una voce così importante».


Arte dalla vita quotidiana

Haegue Yang è nota soprattutto per le sue sculture antropomorfe realizzate con oggetti di uso quotidiano: stendibiancheria a ombrello, lampadine, persiane. Cose che aiutano ad ambientarsi in un nuovo posto.

Viviamo in un tempo transitorio, siamo costantemente in movimento, anche mentalmente.

L'artista dell'installazione Haegue Yang

«Viviamo in un tempo transitorio, siamo costantemente in movimento, anche mentalmente», così Yang descrive la sua percezione del mondo sul settimanale 'Die Zeit'. L'incertezza associata a questa visione è dolorosa, ma anche eccitante. «Per me ­significa apprezzare la condizione di essere mentalmente e fisicamente in movimento».

Ha imparato presto a conoscere questa condizione: negli anni '80, suo padre, un giornalista, emigra in Medio ­Oriente per lavorare nell'edilizia, come migliaia di sudcoreani. La madre, insegnante, rimane a Seul con Haegue e i fratelli. Dopo il divorzio, si trasferisce con i figli ­, diventa scrittrice e si unisce al movimento operaio. Casa, un luogo fragile.


Onda coreana

In questo periodo, la Corea del Sud sperimenta una spinta alla modernizzazione­: è la base per nuove forme di espressione culturale come la cultura pop coreana. Con il nome di «Hallyu»,­ l'onda coreana, il K-pop, il K-drama, i film e le tendenze in fatto di bellezza sono ormai un fenomeno mondiale.

Yang non fa parte di questa onda, ­ma si occupa delle conseguenze della ­globalizzazione­ e della fusione delle ­culture, riconoscibile dalla diversità dei materiali presenti nelle sue opere: la merce industriale prodotta in serie­ incontra l'artigianato antico, per ­esempio­ collage di carta realizzati con la corteccia del gelso.


Avvertire un senso di alienazione ha qualcosa di positivo

Dopo aver studiato arte a Seoul, Yang si trasferisce a Francoforte sul Meno nel 1994 e ­studia alla Städelschule. Lei stessa vi insegna dal 2017. Oggi parla un ottimo tedesco, ma allora solo poche parole; trovava difficile comunicare e orientarsi nella cultura europea.

C'è un­ potere straordinario nell'alienazione.

Haegue Yang

L ­a sua carriera di artista tarda a decollare ed è caratterizzata da battute d'arresto. Ma il senso di alienazione ha qualcosa di positivo: diventa il punto di partenza e il fattore chiave delle sue creazioni artistiche.

«C'è un­ potere straordinario nell'alienazione", dice Haegue Yang. «Rende possibile provare una genuina compassione per gli altri».

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