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Investire nel 3° pilastro
Quale forma di investimento sia più adatta alla previdenza privata con il pilastro 3a dipende da diversi fattori.
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Sfruttare, durante la pensione, il patrimonio accumulato: cosa possiamo fare per garantire il nostro tenore di vita il più a lungo possibile.
Innanzitutto, elencare tutti i valori patrimoniali (averi sul conto, titoli, proprietà abitativa, averi nella cassa pensioni e nel pilastro 3a, assicurazioni sulla vita, ecc.). Annotare inoltre tutti i debiti contratti, come le ipoteche o i crediti.
Successivamente, considerare solo le entrate dopo il pensionamento. È possibile determinare la rendita prevista dell’AVS (1° pilastro) calcolando preventivamente la rendita futura. La rendita della cassa pensioni (2° pilastro) all’età di pensionamento è riportata nel certificato di previdenza. Ulteriori entrate potrebbero derivare, ad esempio, da redditi da capitale o da locazione.
Redigere poi un budget per il costo della vita nella terza età: abitazione, cibo, hobby, salute. A questo proposito, considerare l’aumento dei costi per la salute e le cure, nonché le spese per viaggiare.
Per evidenziare eventuali lacune, confrontare infine le entrate con le uscite previste. Regola generale: per mantenere il tenore di vita consueto serve l’80% dell’ultimo stipendio. Il 1° e il 2° pilastro spesso coprono solo i due terzi, il resto andrebbe finanziato con averi del 3° pilastro e con il patrimonio. Già prima del pensionamento si dovrebbe comunque fare attenzione a ridurre i costi e i debiti superflui.
Consiglio: una pianificazione finanziaria professionale, ad esempio quella offerta dalla Banca Migros, fornisce una panoramica dettagliata della situazione finanziaria fino al pensionamento e successivamente, e individua il potenziale di ottimizzazione.
I contributi irregolari o troppo esigui nell’AVS generano lacune contributive e quindi una riduzione a vita della rendita. Ecco perché, prima del pensionamento, è consigliabile richiedere a intervalli di un paio d’anni un estratto conto dell’AVS per individuare tempestivamente eventuali lacune. Quelle createsi nei cinque anni precedenti possono essere colmate retroattivamente.
Anche chi va in pensione anticipatamente è soggetto all’obbligo di contribuzione AVS fino al raggiungimento dei 65 anni, ovvero l’età di pensionamento prevista dalla legge. L’importo dei contributi AVS per chi non esercita un’attività lucrativa dipende dal patrimonio e dal reddito da rendita moltiplicato per il fattore 20. L’importo minimo ammonta attualmente a 530 franchi e a 26 500 franchi al massimo per persona all’anno. Chi non versa i contributi rischia una riduzione della rendita AVS.
Eventuali lacune della cassa pensioni possono essere colmate anche dopo i 60 anni: ecco perché conviene verificare regolarmente gli averi di vecchiaia risparmiati nella cassa pensioni. L’ammontare dei versamenti volontari dipende dall’entità della lacuna. Se e in quale misura è opportuno effettuare dei riscatti, deve essere valutato in base alla situazione individuale.
Attenzione: nei primi tre anni successivi ai riscatti non è consentito effettuare prelievi di capitale.
Con l’avvicinarsi del pensionamento si riduce l’orizzonte d’investimento degli averi nei fondi 3a. Quanto più elevata è la quota azionaria, tanto maggiore è il rischio che, al momento del versamento, il fondo valga meno rispetto al momento dell’acquisto. Pertanto è opportuno ridurre la quota azionaria.
Anche a chi ha già raggiunto i 60 anni conviene effettuare versamenti nel pilastro 3a, poiché i contributi sono direttamente deducibili dal reddito imponibile, a patto di avere un reddito soggetto all’AVS. Il massimo vantaggio fiscale si ha versando l’importo massimo annuo (nel 2025: 7258 franchi per chi è assicurato presso una cassa pensioni; le persone senza cassa pensioni possono versare il 20% del reddito da attività lucrativa fino a un massimo di 36 288 franchi).
Ridurre al minimo i rischi degli investimenti in titoli: diminuire nel portafoglio la percentuale di azioni e aumentare invece quella di obbligazioni a tasso fisso. Con l’avanzare dell’età vi è infatti meno tempo per compensare le oscillazioni dei corsi. L’orizzonte d’investimento delle azioni dovrebbe essere di dieci anni, mentre per le obbligazioni può essere più breve.
Dai 60 anni in poi è opportuno investire con una strategia più difensiva. Oltre ai fondi ampiamente diversificati (fondi strategici), vi sono azioni a dividendo offerte da società che distribuiscono regolarmente una parte dei loro utili agli azionisti sotto forma di dividendi. Da un punto di vista storico, le azioni a dividendo sono spesso soggette a oscillazioni meno marcate rispetto all’intero mercato.
Chi dispone di una proprietà abitativa dovrebbe fare verificare la sostenibilità dell’immobile in età avanzata. Per ridurre l’onere finanziario mensile dopo il pensionamento potrebbe essere opportuno un ammortamento parziale. Sebbene sia possibile dedurre dalle imposte gli interessi ipotecari, il vantaggio spesso diminuisce con l’età, perché con il pensionamento si riduce il reddito e di conseguenza anche la progressione fiscale.
Se la sostenibilità in età avanzata non è garantita, è opportuno valutare la vendita della proprietà abitativa o il trasloco in un’abitazione più piccola. In questo modo non solo si riducono i costi mensili, ma si libera anche capitale.
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